Intervista per AISS Magazine 2016

Alessandro Schiasselloni lo Sport Mentalist

Iniziando questa nostra strada verso l’innovazione mi ha colpito una persona che ha fatto della sua passione il suo lavoro.
Vediamo di capire chi è Alessandro Schiasselloni, per la nostra rivista AISS Magazine (Gennaio – Febbraio 2016).

D) Ciao Alessandro, parti tu con due righe per sintetizzare la tua
storia nel Mondo dello Sport .
R) Cari lettori di AISS Magazine proverò in poche righe a descrivere una passione che è nata all’età di circa 8 anni e continua oggi, dopo 44 anni, ancora come se fosse il primo giorno.

Io la definisco “passione – stile di vita – voglia di vivere – piacere di sentirsi vivo, ma sopratutto VINCERE CON SE STESSI per scoprire i propri limiti, ora da vecchietto direi spesso MENTALI.

D) Da che sport arrivi o meglio cosa ti ha legato in questa tua strada che trova ancora stimoli forti e vede anche oggi, nel 2015, la stessa passione di quel bimbo che voleva a tutti i costi diventare” Campione “.
R) Abitando al mare, il mare ha dato il battesimo alla mia vita atletica, era li che ogni giorno mi guardava e sorrideva, perché non approfittarne? Allora nuoto, pallanuoto, canottaggio, vela, pesca in apnea.
Poi all’età di 14 anni, sono passato ai motori: motocross e regolarità. I soldi erano pochi, per cui ho dovuto smettere, però è stato un percorso fondamentale anche questo per la mia crescita.
Proprio dalla moto è nata la necessità di fare qualche muscolo, avevo l’età di 16 anni e li ho intrapreso l’arte, si dico arte (poi spiegherò perché…) della palestra.

Erano gli anni della “pietra” … si usavano blocchi di cemento e bilancieri fatti in casa.

Così grazie ad un amico ho passato giorni e giorni a costruire la mia prima palestra: tornio, saldatrice e poi un piccolo magazzino sono stati per anni i miei amici del sogno chiamato “body building”.
Erano anni duri per noi body builder come immagine pubblica, mi ricordo che mi vergognavo a sfogliare una rivista del settore: sei un ….. non aggiungo altro…. inutile spiegare che se uno faceva i muscoli non era per attirare altri uomini, ma solo per sentirsi meglio dentro e fuori…
Passano gli anni, la passione cresce ed arrivano le prima gare di body building, I palazzetti erano colmi durante le gare, l’odore del mallo era da per tutto! Le palestre erano strapiene, insomma nasceva il body building in Italia come sport e stile di vita: basta nascondersi!!! E finalmente potevo leggere senza vergognarmi ah ah ah.

Dopo 6 anni di allenamento (non due mesi…..) arrivano le prime gare.

La mia passione (il BodyBuilding) è sempre stato il passaporto per farmi accettare, come se vivessi sul loro stesso piano di quel grattacielo dove questi Big erano lì e tutti li ammiravano per la loro forma e potenza.
Tra tanti Campioni che ho conosciuto e con cui mi sono allenato, nella mia mente rimane fedele un simbolo che mai potrò cancellare per quanto mi ha dato: non tabelle o porzioni magiche, ma passione – stile di vita – amore e sopratutto voglia di arrivare.
Si, parlo di Armando Defant, non dimenticherò mai questo grande Campione. Anche se ho conosciuto gente “famosa”, lui per me è stato un simbolo che mi ha fatto capire cosa vuol dire fare sport; facevo 500 km al mattino per andare da lui, mi allenavo nella sua cantina tra ruggine e panche tremanti, freddo nell’aria, ma il nostro amore riscaldava quel magazzino dove ogni sogno tecnologico in voga si tramutava solo inenergia e voglia di arrivare e trovava in qualche bilanciere e manubrio arrugginito e cigolante il segreto del successo.

Poi a casa, altri 500 km, spesso collassavo nel viaggio, ma la mattina dopo ero in palestra: pronto ad allenarmi, come se avessi riposato.

Ero carico, la mia mente era al massimo: ero un vero Atleta!!!

Poi la natura ha fatto il resto, dopo anni ed anni di sacrifici, oltre 12, ho deciso di smettere: non era la fretta di arrivare, ma la logica di saper dire “stop”.

Non tutti possono arrivare, così ho avuto il coraggio di non perdere la testa, non mi sono venduto l’anima per un piazzamento.

Non ero adatto per quello sport: dopo una vita di sacrifici ho chiuso in parte un libro, che però è ancora oggi la “mecca” dei miei insegnamenti, visto che body building è costruire, ascoltare, soffrire e mai mollare, ma la cosa più difficile è visualizzare, visto che se non visualizzi non vai da nessuna parte: ogni giorno i miglioramenti sono così piccoli che solo la tua mente li deve vedere fortemente reali.

D) E dopo il Body Building che fine hai fatto?
R) Subito mi sono detto: stop gare, basta vivere cosi…..sacrifici tanti, anzi troppi…ma alla fine ?
Alla fine ho scoperto la mountain bike, erano gli anni del mitico “rampichino” le prime MTB !!!
E così dopo 1 anno mai dimenticherò i rapporti che non bastavano mai, le salite passate più a spingere che a pedalare… ho perso qausi tutti quei 15 kg, quei kili sudati una vita in palestra, ma con passione e forte stimolo ho cambiato abito e ho iniziato le gare di MTB e poi di ciclismo su strada. Non ero malaccio, ma per lavoro ho dovuto smettere….la vita non e’ solo sport….

La vita è una realtà che ogni giorno cambia decorso, spesso questo non per nostra scelta, ma per essenziale necessità familiare, allora i sogni devono trovare giusto spazio e non vendersi l’anima per l’impossibile.

Gli anni passano per tutti, cosi tra uno sport e l’altro sono passato a dedicarmi allo sci alpino, dove ho portato vari atleti ad altissimo livello (Olimpiadi.Mondiali, Europei, ect.) , dove l’arte del body building mi ha permesso di avere una marcia in più.

Tutti dicevano che i pesi rovinavano: ed io ho dimostrato il contrario, nulla rovina, se si usa la “testa” e non solo il calcolo meccanico.

Scarponi da gara, sci da Coppa del Mondo e giù per le discese con i Professionisti!!!

Non si può capire se non si tocca con mano: non c’è libro che parli più del nostro corpo, le teorie – metodiche devo trovare sempre nella comprensione e nell’adattamento per singolo caso la giusta dose tecnica.

Solo vivendo da Atleta puoi capire questo: non serve aggiungere altro.

D) Certo che da sport anaerobico (body building) ad aerobico (ciclismo) è stata dura…poi di nuovo anaerobico(lo sci) ed ora, visto che leggendo il tuo curriculum non basterebbe una
rivista per narrare la tua passione e amore per lo sport.

R) Un’altro step importante è stato poi diventare Istruttore di Apnea profonda.
Qua ho coltivato la mente, le tecniche di Yoga per entrare ancora più dentro quel libro che mi ha sempre affascinato dove Armando Defant mi descriveva con i suoi movimenti e la sua fatica….
Così ho completato un’altra fetta di quel percorso che va ancora avanti… la testa.
Quello che ho imparato praticando apnea profonda, stando vicino a Campioni e sopratutto alla mamma Natura, dicevo quello che ho imparato è dire di NO!!!
Per me è stato un grande passo: il NO è sempre stato il mio lato oscuro, ma in apnea se non impari a dire di NO muori, non aggiungo altro.

Se non impari a fare i conti con le tue “molecole” cioè la parte più profonda di te stesso il mare ti chiude la porta in faccia.. ed il mare è grande, siamo piccole gocce d’acqua la dentro.

I nostri atteggiamenti, il Super IO là sparisce: se non impari questo smetti subito rischiando di morire.

D) Oggi chi sei, direi a questo punto, visto che ho la vaga idea che la tua trasformazione se così si può definire non ha ancora trovato “pace interiore”.

R) Alessandro oggi è una persona che si occupa di patologie varie dell’apparato locomotore, lavorando nel sentiero dei trattamenti del benessere olistico ( medicina non convenzionale – medicina tradizionale cinese) : anche la palestra lo è….non scordiamocelo mai, si occupa di patologie della struttura scheletrica: mal di schiena, cervicalgie, carenze di mobilità etc….compreso patologie dove ancora la medicina non ha giusta soluzione come la sclerosi multipla etc..

Così vivo, mi occupo di Riflessologia e Tecnice Riflesse, che abbino alla mia amata Preparazione Atletica e al Mental Coaching.

La mia ultima crociata è verso la mente, come tutti i vecchietti: più passano gli anni più mi avvicino ai sentieri di “meditazione” e alla ricerca di quello che la mente spesso ci nasconde, quelle cosette che non per tutti, anche se è per tutti… sono i segreti dell’auto guarigione, del successo sportivo, di quello economico e sociale.

D) Qua allora nasce il Mental Coach ?

R) Si, proprio qua, dopo 45 anni d’introspezione, cosa che faccio ogni giorno, non solo al lavoro, ma nello sport, visto che ad oggi corro come agonista nel ciclismo amatoriale (7 volte campione regionale – 2 volte vice campione italiano – nazionale italiana ai mondiali di gran fondo – vari podi ect.) in quelle che sono le gare di gran fondo – percorsi lunghi, dove i limiti mentali sono la vera differenza tra farcela e no, dove la sofferenza ed il sudore non hanno limite e credere in se stessi è l’unica strada per non mollare mai.

Vincere le proprie paure è l’unica strada per scoprirne di nuove, quelle strade che poi cerco di insegnare a chi viene da me per sport ma anche per la salute: visto che sono due gare uguali, cambia poco per me.

Purtroppo siamo abituati/educati a pagare per beni materiali, tutto subito anche l’impossibile a qualunque prezzo, andiamo dallo psicologo quando ci accorgiamo che la voglia di morire ci guarda in faccia ogni santo giorno…..in somma la storia comune di tutti i giorni, no?

Piano piano si imparerà ad andare dal Mental Coach per superare i propri limiti ed imparare a guardare in faccia le proprie proprie paure:

i nostri limiti sono fisici o mentali?

Non serve aggiungere altro.

D) Mental Coach e Sport Mentalist : qual’è la differenza?

R) Sport Mentalist è la sottile differenza tra “molti lo possono diventare” e “pochi lo sono”.
Tutti possiamo leggere, fare corsi, fare percorsi di crescita, ma alla fine il mentalismo è la mamma di una mente definirei complicata, la somma di passione – studio – errori – depressioni e tanta osservazione.

Ma la cosa che mi fa sorridere è poi la realtà: trasformare i sogni delle persone in realtà, non è per tutti, ma solo per chi sa credere, visto che non è magia.

Abbiamo davanti ai nostri sensi tutte le risposte, il Mentalista conosce alla perfezione i limiti umani: per cui può nascondere alla nostra vista un oggetto oppure indovinare cosa pensiamo, etc.
Praticamente legge dentro di noi: è il nostro angioletto e diavoletto custode che ci vuole bene e che abbiamo scelto come “guida” per capire chi siamo, dove possiamo andare, ma sopratutto se è possibile.

 


Nulla è descritto, tutto è vero e non lo è.
Solo noi alla fine però saremo i giudici del nostro percorso fatto.
Il saper riconoscere in nostri errori e il ripeterli il meno possibile è uno dei nostri fondamentali obiettivi.
La saggezza del “Maestro” è la strada dove il “vecchio saggio” ci guida per far si che i giovani di un
percorso, non si perdano visto le distrazioni – distorsioni che ci circondano e ci attraggono come realtà che per noi sono errate.
Siamo tutti uguali, ma per pochi è vincere contro i difetti della mente.
Siamo trascinati ogni giorno in una fiume forte e come una piccola pietra è difficile non rotolare a valle.


Solo la forza interiore ci farà diventare argine,
dove il fiume troverà giusta forza per cambiare corso.

Se non si crede che una piccola pietra possa cambiare il corso del fiume,
allora forse è meglio non lamentarsi che la vita non cambia mai,
capita solo a noi…. ed i soliti lamenti di tutti i giorni
 saranno sempre l’unica voce di un cuore triste

dove lo sport è uno dei grandi maestri di vita e d’introspezione.

Pubblicato da mindsetfacile

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